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<< Gianni Caproni >>

07/06/2005

Il 14 febbraio 1912 lo stesso apparecchio raggiungeva l'altezza di 1160 metri e la velocità di 106 Km/h conquistando il primato mondiale di altezza e velocità. E già il 20 marzo erano superati anche questi primati con un motore da 50 hp, conquistando i primati di velocità sui 250, 300 e 330 Km e quello delle tre ore di volo.

L'anno dopo, il 26 febbraio 1913, un biposto "Caproni" compie il primo viaggio Milano-Roma, questa volta pilotato da un altro audace pilota: il russo Hariton Slavorosof.

La buona riuscita del raid, i commenti che ne derivarono, le tante simpatie per queste imprese così nuove nell'immaginario collettivo, facevano sperare a importanti ordinazioni da parte del Ministero della Guerra. Invece tali ordinazioni non giunsero e al Ministero scelsero e ordinarono poi apparecchi stranieri assemblati in Italia. Secondo la Commissione militare, gli aerei che avevano scelto erano i migliori del mondo; ma quando dovettero affrontare le prove di collaudo prescritte, le macchine straniere non le superarono, anche se un'altra Commissione sentenziò che erano stati "inappuntabilmente costruiti secondo i piani". Erano cioè perfetti ma non volavano, e se volavano si schiantavano.

Di riflesso, per queste cattive esperienze, anche per Caproni iniziarono tempi bui, egli infatti si vide nell'impossibilità di tenere in vita la nascente industria, e mancando anche i mezzi finanziari, fu costretto a cedere la propria officina.

Essendo il Caproni originario di Trento, era pur sempre un suddito austriaco. L'Autorità Militare austriaca era stata molto più attenta dei loro colleghi italiani al lavoro del giovane e inviò in Italia il colonnello Uccellaz per fargli delle proposte concrete e più vantaggiose di quelle italiane. Caproni però doveva trasferire la sua attività in Austria e qui avrebbe trovato tutti gli aiuti e tutti i mezzi di cui potesse aver avuto bisogno. Ma egli preferì la patria alla ricchezza sicura che gli si offriva come suddito austriaco.

E se la fortuna questa volta volse a favore di Caproni, lo si deve ad un colonnello italiano, Giulio Douhet. Fu lui a vincere i mille ostacoli della burocrazia militare, dando modo a Caproni di costruire anche se in ritardo una nutrita serie di "macchine volanti", fra cui il Caproni 300 hp, che segnò una vera rivoluzione nella storia delle costruzioni aeronautiche. Interessato anch'egli a quanto era accaduto in Francia alla dimostrazione dei Wright, Giulio Douhet era uno dei pochi ufficiali in Europa a sostenere la necessità di formare "una terza branca delle arti delle guerre".

Fra il 1915 e il 1918 uscirono dalle officine Caproni centinaia di apparecchi di ogni tipo e potenza, fra i quali il "Caproni" 450 hp fu il più noto e i Ca.300. Ma non dimentichiamo i grandissimi triplani trimotori, aeroplani e idrovolanti che costituirono anch'essi una novità assoluta nel campo delle costruzioni aeronautiche.

Basti pensare che i suoi grandi apparecchi furono adottati dalle aviazioni francese, britannica e dagli Stati Uniti, e che nel 1918 si stavano organizzando grandi officine di costruzioni in America e di montaggio presso Bordeaux in Francia per la produzione in grandi serie degli apparecchi "Caproni". Quando finì la guerra ben 70000 operai lavoravano in Italia e all'estero negli stabilimenti dove si costruivano apparecchi Caproni.

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