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07/06/2005
Il maggiore Moris aveva accettato di utilizzare il piccolo aeroplano inventato da Calderara, il Calderara-Goupy, per l'istruzione dei piloti italiani, dopo averlo dotato di motore (il biplano era giunto a Centocelle dalla Francia senza motore). Tuttavia, nell'autunno del 1910, durante l'assenza di Calderara, l'apparecchio venne rimosso dall'hangar dove veniva custodito e lasciato all'aperto, esposto alle intemperie. Presto la pioggia e il vento danneggiarono il biplano in modo irreparabile, e si dovette demolirlo.
Ciò fu fonte di terribile amarezza per Calderara, il quale fu presto assegnato al Ministero Marina e non fu più utilizzato per la formazione di nuovi piloti.
Calderara chiese al Ministero il permesso di costruire a La Spezia un nuovo tipo di aeroplano adatto per decollare e posarsi sull'acqua. Gli idrovolanti non esistevano ancora in quei giorni, ad eccezione di un aereo francese progettato da Fabre che aveva molti inconvenienti.
Calderara progettò e costruì il suo idrovolante, la più grande macchina volante del mondo, nel 1911, e si alzò in volo con pieno successo nella primavera del 1912, trasportando tre passeggeri oltre al pilota.
Egli fu invitato a Londra, dove proiettò un film dei suoi voli davanti ad un pubblico di alto livello che includeva il Lord dell'Ammiragliato Winston Churchill.
La Prima Guerra Mondiale era alle porte e la Marina italiana impose a Mario Calderara un' interruzione delle sue attività aeronautiche ed un ritorno ai suoi compiti di servizio navale.
Durante la guerra, Calderara fu imbarcato su varie navi da guerra, l'ultima destinazione al comando di una torpediniera in Adriatico.
Alla fine del 1917, Il Ministero lo destinò al comando di una nuova scuola per piloti di idrovolanti sulle sponde del lago di Bolsena, a nord di Roma. Gli allievi piloti erano degli ufficiali della Marina Americana (l'America era appena entrata in guerra) e la scuola svolse le proprie attività durante tutto il 1918 e fino al mese di luglio 1919.
L'attività di istruzione dei piloti americani da parte del Calderara fu giudicata molto meritevole, non essendovi stato alcun incidente di volo in diciotto mesi, costituiva una dimostrazione di sicurezza e perizia eccezionali per quei tempi.
La Marina degli Stati Uniti fu impressionata dalla capacità del Capitano di Corvetta Calderara, e gli conferì la " American Navy Cross"
Nel 1923, Calderara fu nominato addetto aeronautico presso l'Ambasciata italiana a Washington. Egli assolse i suoi compiti con molta competenza e incontrò numerosi uomini di stato americani, fra i quali il presidente Coolidge ed il futuro presidente Herbert Hoover.
Riprese anche i contatti con i suoi vecchi amici pionieri dell'aviazione, visitando Orville Wright e Glenn Curtiss e stringendo amicizie con altre persone attive nell'industria aviatoria.
La sua assegnazione a Washington terminò nel 1925, ed egli decise di interrompere la sua carriera nella Marina italiana (nella quale aveva raggiunto il grado di capitano di fregata).
Si trasferì a Parigi, usando questa città come centro per la sua nuova attività: la rappresentanza di varie società americane che producevano motori per aerei e pannelli di strumenti di volo. Il suo nuovo lavoro richiedeva continui viaggi in Europa, in Turchia e in Unione Sovietica.
La sua attività fu un notevole successo, malgrado la crisi economica del 1929. Ma ormai un nuovo conflitto mondiale si avvicinava e, nel 1939, Calderara dovette trasferirsi nuovamente in Italia. Quando la guerra scoppiò la casa acquistata dai Calderara nei dintorni di Parigi fu espropriata come proprietà nemica, e la famiglia dovette anche affrontare ulteriori difficoltà finanziarie.
Nel 1944, logorato dalle difficoltà e soprattutto dal suo vizio del fumo, Mario Calderara morì, per un malore istantaneo, nel suo letto. La sua cara moglie, la contessa Emmy Gamba Ghiselli, gli sopravvisse per 38 anni. Ella contribuì sostanzialmente alla raccolta di dati e documenti che costituiscono l'eredità storica di suo marito.
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