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20/08/2006
La Breda presentò nell'ottobre 1936 il prototipo del Breda 88, caratterizzato da una linea moderna e compatta che doveva essere impiegato come bombardiere leggero. L'aereo adottava i motori Isotta-Fraschini K14 da 900 cv, che gli consentirono di raggiungere la velocità di 554 Km/h in un volo, avvenuto nella primavera del 1937 con a bordo il pilota Fulvio Nicolot, per il superamento del primato di velocità. Alla conquista di questo primato si aggiunsero le altre superlative prestazioni di velocità in circuito con carico a bordo, dove l'aereo riuscì a mantenere una media di ben 524 Km/h. Ciò faceva sperare che l'aereo si sarebbe fatto valere in qualità di caccia e assaltatore pesante.
L'armamento fondamentale era costituito da 3 mitragliatrici fisse da 12,7 mm, di cui una situata nel muso, e di una terza mitragliatrice brandeggiabile da 7,7 mm orientata verso la coda, con angoli di movimento limitati per evitare di colpire le derive e i piani di coda. Un tale allestimento bellico limitava però le prestazioni dell'aereo che così configurato non superava i 490 Km/h, seppur dotato dei successivi motori Piaggio XI RC.40 da 1000 cv. Gli eccessivi carichi alari ne compromettevano il comportamento aerodinamico e ciò portò alla perdita di alcuni esemplari durante i collaudi che seguirono, preludio di quella che si sarebbe poi rivelata una sfortunata carriera d'impiego.
Ne furono costruiti comunque parecchi esemplari che andarono ad equipaggiare, tra maggio e ottobre 1940, il 7o e il 19o Gruppo; quest'ultimo effettuò soltanto qualche azione in Corsica, mentre il 7o venne inviato in Libia nell'estate del 1940, luogo in cui i difetti del velivolo vennero accentuati per via del clima molto caldo e degli equipaggiamenti di cui l'aereo necessitava in quel teatro d'azione, tra cui il rifornimento completo di carburante, un carico di 1500 munizioni, filtri anti-sabbia e 250 Kg di bombe; in questa configurazione l'aereo aveva una velocità ascensionale limitata a 2 m/sec e non riusciva a superare i 250 Km/h di velocità orizzontale.
Limitare il carico di carburante, togliere una mitragliatrice e ridurre l'equipaggio di una unità non servirono a migliorare più di tanto la situazione. Alla Breda intanto, per dare continuità alla produzione, fu introdotta la versione migliorata Ba.88M con aumento della superficie alare, adozione di freni più efficenti e adattamenti vari per il bombardamento in picchiata. Ma dopo una serie tentativi insoddisfacenti d'impiego il personale presente in Africa venne rimpatriato. Era inevitabile la conclusione prematura dell'utilizzo di questo velivolo: a metà novembre del 1940 i Breda 88 erano già stati ritirati quasi totalmente e gli ultimi esemplari prodotti andarono alla demolizione senza nemmeno fare il primo volo operativo. Rimase solo un impiego marginale in veste di aerei "civetta" per ingannare l'osservazione nemica.
Il Breda 88, classificato tra i maggiori fallimenti dell'industria aeronautica italiana, venne prodotto in 149 esemplari che non riuscirono a dare un contributo significativo allo svolgimento dei fatti bellici per via dei loro difetti strutturali non compensabili dalla potenza dei motori, esigua per i compiti che l'aereo doveva svolgere. Nemmeno la versione migliorata, il Breda 88M fu resa competitiva nei confronti di un velivolo concettualmente simile ma qualitativamente superiore quale il tedesco Bf.110.
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