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07/06/2005
In tutti i lanci terra-luna, bisogna tener conto, unitamente alla distanza da percorrere, che è di 384300 Km, dei seguenti altri parametri:
Quale che sia il tipo di lancio scelto, il viaggio può avere inizio con l'immissione del veicolo su un'orbita terrestre, alla velocità di 28000 Km/h ed all'altezza di qualche centinaio di Km. Al momento opportuno verrà poi dato al veicolo l'incremento di spinta e velocità che lo conduca verso la luna attraverso una traiettoria parabolica, iperbolica o ellittica verso la luna.
Nel caso di approdo, l'immissione del veicolo su un'orbita lunare di parcheggio è ugualmente opportuna per poter scegliere accuratamente il momento e il punto più propizio per l'allunaggio. Per poter effettuare quest'ultimo, il veicolo sarà rallentato in modo tale che la sua ridotta velocità non gli consenta più di vincere la forza di gravità e dotato di mezzi di frenamento per un morbido allunaggio.
Il lancio di ritorno avviene secondo una sequenza inversa: partenza dalla luna e accelerazione fino a 1670 m/s per sottrarsi all'attrazione di gravità e immettersi in una orbita lunare; ulteriore accelerazione a 2335 m/s per raggiungere la velocità di liberazione e dirigersi verso la terra seguendo una traiettoria iperbolica; rallentamento affinché il veicolo sia catturato dalla gravità terrestre; ulteriore rallentamento (a spese dell'atmosfera) per vincere la gravità ed effettuare un atterraggio morbido.
Il veicolo, stavolta non più munito degli stadi di propulsione, dovrà eseguire le variazioni di velocità e le manovre necessarie con l'impiego dei propulsori del modulo.
Un problema ricorrente al rientro nell'atmosfera è quello dell'intenso calore che incontra il modulo del viaggio di ritorno a causa dell'attrito con le molecole d'aria, e che comporta l'adozione di speciali materiali che offrano uno scudo termico alla forza altrimenti distruttiva del calore.
In merito all'esplorazione di realtà più lontane notevoli problemi emergono in merito all'enorme quantità di combustibile necessaria per raggiungere velocità cosmiche. Solo per mettere in orbita un satellite artificiale terrestre è necessario ottenere una spinta di 200 tonnellate di spinta per la durata di 180 secondi, arco di tempo in cui il vettore consuma ben 144000 Kg. di propellente.
Per ovviare all'enorme consumo degli endoreattori chimici, si stanno quindi studiando altri motori che possano essere alimentati con propellenti dal rendimento più elevato. La ricerca scientifica in questo campo predilige ipotesi d'uso dei motori atomici, che offrono per ora le migliori prospettive di soluzione. Ma si guarda anche ai motori a plasma elettrico, a ioni a calore solare, per quelle fasi dei volo spaziali nelle quali al veicolo, sottratto al l'attrazione terrestre, è sufficiente una lievissima spinta per poter effettuare i necessari spostamenti.
Se il progresso astronautico continuerà con l'adozione di procedure e mezzi sempre migliorati dalla tecnologia incalzante, non è escluso che l'uomo, un giorno, possa arrivare a scoprire di persona altri pianeti.
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